Bioufficio. Se ne parla ormai da qualche tempo. La pandemia poi ha accelerato, almeno sul piano concettuale, le nuove tecniche edilizie a la riconversione green dello spazio urbano. Adesso è la volta di un nuovo intervento, dove nascerà un altro esempio di bioufficio.
Siamo a Crescenzago, quartiere nord orientale di Milano. Nella prestigiosa sede della Rizzoli, storica azienda milanese. Esattamente dove un tempo giravano enormi rotative che sfornavano milioni di copie di riviste e giornali. Ma i tempi cambiano e ormai gli spazi erano stati abbandonati e degradati. In particolare l’area tra le vie Cazzaniga, Rizzoli e il fiume Lambro era l’ultima esclusa dalla riqualificazione della maxi-area ai confini della città durante gli anni Duemila, quando venne realizzata la sede della società Rcs (Rizzoli- Corriere della Sera). Con il suo villaggio e la sua torre di 80 metri disegnati come una «libreria urbana» dagli architetti Boeri, Barreca e La Varra.
Il progetto di completamento di riconversione dell’area si era poi arenato per motivi burocratici e finanziari ma adesso si è finalmente sbloccato. E sono iniziate le fasi preliminari di bonifica.
Per il 2024 il complesso sarà interamente sostituito da un’architettura composta da sei corpi tra loro intrecciati, ruotati e sovrapposti in legno e acciaio con le fondamenta in calcestruzzo, che andranno a costruire un «bioufficio» d’autore firmato dallo studio Kengo Kuma. Una sorta di villaggio del lavoro, con uffici, spazi di coworking, negozi, supermercato e luoghi al chiuso e all’aperto per eventi e tempo libero.
Il progetto è avveniristico e ambizioso, in linea con le nuove esigenze già in atto ma accelerate bruscamente dalla pandemia: un «business park» da 50 mila metri quadrati di superficie commerciale. Piazza, corti, terrazze, serre si alterneranno tra interni ed esterni, tra spazi pubblici e privati, tra uffici e negozi, lavoro e tempo libero. Sentieri rialzati, orti e piante della tradizione saranno la cornice di uno degli interventi più ambiziosi previsti in città nei prossimi mesi. Con al centro l’efficienza energetica, la sostenibilità e un miglior ambiente di lavoro, più contaminato da una natura «amica». Un altro passo per il quartiere che vedrà anche il ripensamento integrale del parcheggio di interscambio della fermata M2 di Crescenzago.
Dopo le realizzazioni di Santa Giulia con gli edifici Spark One e Spark Two avremo quindi un nuovo prototipo di bioufficio. Unica concreta risposta alla pandemia e allo smart working che sta drammaticamente travolgendo gli spazi più tradizionali dedicati agli uffici. Per quelle tipologie di immobili infatti ci attendiamo una sempre maggiore contrazione di richieste e dei relativi canoni di locazione. Per gli uffici di nuova generazione invece, più piccolii, flessibili, multifunzione e green, il futuro appare decisamente più promettente.
Stefano Gibilisco
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